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ARDORE

Terra d’aria, di mare, di profumi, di aromi, terra di emigranti, patria di ardimentosi e sognatori. Un giglio dalla sabbia, un santuario nascosto tra le rupi di tufo, un castello sferzato dal vento dell’ovest, una cantilena, un rosario. Ardore ha un’anima antica, che vaga, percorre i vicoli, aleggia sui crinali, nelle vallate, vola verso le campagne, sfiorando i placidi mirti, le forti braccia delle querce, le chiome degli ulivi contorti e porta con se il profumo di zagara e di ginestra, giù, giù fino al mare per poi risalire svanendo a occidente, sugli ultimi raggi del sole, fino a posarsi, lieve, su ogni cosa avvolta dalla notte, animata solo dalle magiche ombre del fioco chiarore lunare e dal placido canto dell’assiolo.

Cenni storici e breve descrizione del paese

Ardore, sita a meno di tre chilometri-sud dal­le rovine di Locri Epizephirji, ha con questa città magnogreca radici e storia comuni, almeno fino al­l'occupazione del Bruzio da parte dei Romani (274 a.C.). Fu abitata fin dai tempi pre-ellenici da una popolazione indo-europea, la cui presenza è confermata dal ritrovamento sul­l'argine del torrente Pintammàti di asce in pietra del Neoliti­co. La colonizzazione greca (VII sec. a.C.)e poi quella romana, hanno lasciato inconfondibili tracce nell'onomastica, nella topono­mastica e nel dialetto, nonché nei resti di tombe, luoghi di culto, impianti termali e materiali fittili. Verso l’VIII secolo, l'esodo delle popolazioni rivie­rasche verso le alture, per il susseguirsi delle incursioni saracene, determinò nella zona lo sviluppo di insediamenti collinari (Gerace, Ardore, Bovalino etc.). L'epoca bizantina e l’aggregazione territoriale al marchesato di Gerace segnò per il paese l'inizio di una profonda deca­denza. Tale condizione durò fino al 1546 quando Ardore inizia una vita autonoma, come piccolo stato feudale, durata fino al­l'occupazione Francese del Regno di Napoli. Du­rante questo periodo Ardore ebbe rino­manza per l'alta nobiltà dei feudatari che si sono susseguiti nel suo dominio, i Ramirez, i Gambacorta, i Capacelatro, i Bologna o Beccadelli, i Milano Franco D'Aragona, sia per le importanti prerogative possedute da que­ste Casate, sia per l'operosità intelligente dei suoi massari e artigiani.

Oggi Ardore è un Comune di circa 5.000 abitanti, il suo territorio è un rettangolo di 30,36 kmq. Partendo dalle alture pre-aspromontane di Varraro (570 m s.l.m.) San Biase, Canolo, si incontra San Nicola dei Canali, vivace borgo agricolo di epoca bizantina, e poi, degradando fino ai 250 metri di altezza, si attraversa uno sperone tufaceo su cui sorge il suo suggestivo e raccolto Centro Storico, di impianto medioevale, con le sue fortificazioni secentesche, il castello e la porta urbica del Dongione. Dopo una discesa di 5 Km, si giunge alla popolosa frazione Marina, lambita dal mare col suo ampio litorale sabbioso su cui vegeta il profumatissimo “lilium pancratium maritimum”. Adagiato su una collina, verso nord, l’antichissimo villaggio di Bombile, famoso per le colture di fichi e per il suo santuario rupestre della Madonna della Grotta, oggi semidistrutto da una rovinosa frana, da cui è stata estratta indenne la bellissima statua marmorea della Vergine con Bambino, scolpita nei primi anni del ‘500 da Antonio Gagini.

 

Arte e Cultura

Aree archeologiche:

In contrada Salice, sulla sponda destra del torrente omonimo, si possono vedere i ruderi di un piccolo tempio di origine greca, formato da blocchi megalitici. Parte dei blocchi ed uno spezzone di una colonna del tempietto sono stati trasportati ad Ardore centro, e si possono vedere rispettivamente nei pressi del piccolo mercato coperto e della scuola elementare.

Anche la contrada Giudeo, antico insediamento di una comunità ebraica, è un’area archeologica devastata, con una necropoli di epoca paleocristiana, di cui si sono recuperate alcune iscrizioni funebri, oggi conservate al Museo di Reggio Calabria.

 

Monumenti, Chiese e attrazioni turistiche

I principali monumenti architettonici del comune si trovano in Ardore Centro e sono il  castello feudale dei duchi Gambacorta (XVII secolo), la coeva Porta del Dongione, baluado di difesa all’ingresso nella città murata, ostruita dagli stessi duchi e recentemente restaurata, Il Palazzo Macrì, Chiesa Matrice di San Leonardo Abate, Chiesa di San Rocco,